cinquanta... ma non li dimostra 

20.09.2018

"Per valorizzare la valle e farla conoscere in modo particolare in questi momenti magici settembrini, l'Associazione Pro Valgerola organizza domenica 28 la prima edizione della SAGRA DEL BITTO... ci auguriamo che a Gerola Alta convengano molti gitanti. Troveranno genuina accoglienza, proveranno un prodotto unico, ma soprattutto potranno vivere una giornata serena in una valle stupenda e quasi incontaminata tutta da scoprire."  Così recitava il manifesto di presentazione della 1° Sagra del Bitto di Gerola di cinquanta anni fa. 

Va ricordato, come è scritto nello stesso manifesto, che la sagra era stata programmata l'anno precedente (1968), ma era stata annullata per protesta contro le condizioni della strada che non era ancora asfaltata. ... date le condizioni di precaria manutenzione i turisti richiamati dalla manifestazione riporterebbero una sgradevole impressione ed un cattivo ricordo di un viaggio disagevole.

Per la cronaca la strada venne poi allargata fino a Sacco e asfaltata completamente nel 1969/70.

Il manifesto descriveva poi un programma dettagliato:

ore 10,30 inizio dei festeggiamenti con la benedizione e l'assaggio gratuito del formaggio Bitto degli alpeggi della Val Gerola che nella corrente stagione... è stato marchiato con un timbro a fuoco, per contraddistinguere l'indubbia origine e dare la possibilità all'acquirente di non cadere in errori negli acquisti, 

ore 11,30 la sfilata del gruppo folcloristico "i Bosini" di  Varese, 

ore 12,00 polenta taragna cotta e distribuita all'aperto

                                                                                 ………………………………………...

Dopo cinquant'anni e ancora come allora. Si inizia con la sfilata del gruppo folcloristico "i Giaröi", con la benedizione, con il sorriso delle ragazze in costume, con le "basle" colme di formaggio per l'assaggio gratuito del formaggio.

A seguire tante iniziative per allietare i numerosissimi visitatori che hanno invaso il piccolo paese orobico, compreso il ritorno del gruppo folcloristico "I Bosini" di Varese, tra i quali componenti tre erano presenti anche nel lontano 1969.

PalaGerola è gremito per il tradizionale piatto della sagra: polenta taragna, salsiccia bollita e sottaceti, Quella polenta taragna che ha sempre rappresentato nella storia dell'alimentazione la festa del ritorno. Quando la transumanza finiva, si ritornava in paese con il bestiame e una delle prime forme di bitto prodotte, derivante da un latte non ancora "pienamente di alpeggio", veniva tagliata per la grande polenta taragna che radunava tutti i lavoratori di quell'alpeggio.

E qui a Gerola, si respira realmente quel ritorno, c'è l'abbraccio dei residenti e di circa 1500 persone a un mondo contadino che ancora passa quasi 90 giorni sugli alpeggi della valle, c'è il riconoscimento del loro grande e importante lavoro, lontano dalla comodità delle loro abitazioni... perché lassù dove nasce il Bitto, le vita è ancora piena di fatica.

In una grande bacheca, tra tante foto relative alla lavorazione del Bitto, sono appese le schede di ogni singolo alpeggio con i dati relativi al periodo di monticazione, al carico del bestiame, ai nomi del personale presente in alpeggio. Leggendo con attenzione i dati è possibile notare la presenza di molti giovani, non solo nel classico ruolo di cascin, ma anche nel ruolo di pastori o di casari, la presenza di un carico ci bestiame ancora alto e soprattutto il numero considerevole di capre.

Nel pomeriggio, dopo un abbondante pasto a base di polenta taragna al PalaGerola, egregiamente organizzata dalla proloco, con alcuni volontari preseti anche nell'organizzazione della sagra del 69 o un pranzo consumato nei ristoranti e rifugi della zona, dopo la piacevole esibizione di alcuni brani del gruppo folcloristico "I Bosini" ecco sul palco i i protagonisti dell'alpeggio: caricatori, casari, pastori, cascin.

Il loro nome è letto  ad alta voce, un piccolo omaggio e un grande applauso da parte del pubblico presente per ringraziarli del lavoro svolto, dell'ottimo formaggio prodotto e della loro importante presenza su un territorio che ha bisogno di cure e che se abbandonato potrebbe creare grossi dissesti idrogeologici.

Nessun concorso. Perché non è importante stabilire chi ha prodotto il Bitto più buono, è importante riconoscere una valle ricca di alpeggi dove il latte appena munto viene subito trasformato in formaggio come una volta.

Solo e semplicemente un piccolo riconoscimento, quest'anno il classico cappello del pastore ...perché anche sotto l'acqua il lavoro dei pastori continua.

Un riconoscimento ad un lavoro duro che si tramanda da generazioni, carico di sacrifici, di rinunce, ma anche ricco di soddisfazioni nel vedere nella casera dell'alpeggio le forme che aumentano, che migliorano nel tempo o nel ricordare che quel formaggio ha una storia antica che parte dalla presenza delle popolazioni celtiche sulle Alpi e tu sei lì a produrlo ancora usando la stessa tecnica.

All'esterno del PalaGerola lo spazio per i bambini con il divertente e interessante gioco "e ora giochiamo formaggio con tutti i sensi" dove i bimbi devono toccare, sentire, guardare fino ad arrivare ad annusare odori e ritrovarli sulla ruota degli aromi dei formaggi. E ancora "Giovani casari", un momento didattico dove tutti bambini hanno avuto la possibilità di fare il formaggio.

Una passeggiata verso il centro per visitare la bellissima mostra fotografica sui 50 anni di Sagra del Bitto a cura del Prof. Cirillo Ruffoni e poi la possibiltà di tante visite guidate: il mulino della Maria, la casera del Bitto, l'antico telaio, la falegnameria, la frazione di Castello con l'Antico Forno, il Lavatoio, La Casa Contadina e la frazione di Fenile, con il lavatoio e l'esposizione "i rop de sti agn".

Infine di nuovo al PalaGirola per la musica e le danze con l'orchestra "Francesca Emotion Live".