Agricoltura e turismo uniti contro il coronavirus
Poi qualcosa cambierà. L'isolamento finirà e tutti
cercheremo di dimenticare i mesi trascorsi in casa tra le quattro mura
domestiche, i pochi metri quadrati di un balcone che si affaccia su strade
vuote, le file all'esterno del supermercato, le lunghe giornate davanti allo
schermo televisivo. Probabilmente ci abitueremo alle mascherine, ai guanti, ai
termoscanner, ai probabili braccialetti elettronici che segnalano il
superamento della distanza di sicurezza, alle continue disinfezioni delle mani
e cercheremo momenti di svago, di vacanza, in mezzo al verde, dove magari le
condizioni ambientali possono anche richiedere meno limitazioni.
Ma non saranno possibili grandi spostamenti, il turismo
concesso dalle autorità nel post emergenza sarà principalmente un turismo di
prossimità, a km0. E se sarà concesso ai lombardi di raggiungere la riviera
adriatica o quella ligure, rimane il problema della qualità della scelta. Chi
accetterà di passare le giornate in spiaggia in cupole di bamboo o con
ombrelloni e sdraio divisi da lastre plexiglass (queste sono, per ora le
proposte apparsa sulla stampa)? Chi avrà il coraggio di vietare ai bambini di giocare
sul bagnasciuga con altri coetanei e di impedire loro di scendere da uno
scivolo? Probabilmente chi andrà in vacanza sceglierà mete diverse, sceglierà
la montagna, dove le passeggiate nei boschi, lungo i torrenti, le escursioni in
bicicletta sulle piste ciclabile, sui sentieri negli ampi territori vicino ai
paesi dove si alloggia richiederanno meno restrizioni, più tranquillità, più
opportunità di rilassarsi. E lì in mezzo al verde, agli spazi aperti dei
pascoli o dei boschi, vicino alle vette, sarà possibile anche toglier le
mascherine e respirare a pieni polmoni.
La Valtellina si potrà allora presentare come una grande
opportunità turistica per tutti i lombardi, l'ideale per mantenere il
distanziamento sociale. Una provincia con una densità di popolazione
bassissima, raggiungibile in poco tempo da tutto il bacino della Brianza e del
Milanese.
Fra i settori economici più penalizzati dal coronavirus in
provincia di Sondrio, turismo e agricoltura sono sicuramente posizionati sul
podio. Ristoranti e alberghi chiusi, aziende agricole che producono ma hanno
grossissime difficoltà nella vendita: mercati chiusi, strutture agrituristiche
chiuse, spacci vendite aperte solo per i residenti del paese. Ma come sempre
ogni emergenza, ogni precarietà può nascondere delle opportunità che se
valorizzate al meglio possono sicuramente portare a dei risultati.
La sicurezza ovviamente al primo posto, ma chiedendo con
forza regole divere, meno restrittive di quelle della città. Perché è diverso
vivere in un paese con una densità demografica di 200 abitanti/km² rispetto ad
una città dove l'indice è di.4.000. Non per niente tra i 77 comuni della provincia
di Sondrio, ben 10 comuni non hanno avuto nessun contagio. E allora, forse,
sarebbe giusto il riconoscessero di questa differenza da parte di chi
stabilisce le regole. Per la nuova stagione turistica sarà importante definire
un progetto di accoglienza condiviso da tutti gli operatori, con regole
precise, da rispettare e far rispettare. Un progetto che promuova e valorizzi
un territorio per le peculiarità ambientali che proprio nel concetto di
vivibilità, di qualità della vita, ma anche di qualità dei prodotti agricoli
riesce a proporre una destinazione turistica diversa, piacevole, rilassante,
rivitalizzante, slow.
In concreto occorrerà creare condizioni di accoglienza
precise, sicure, partendo dalla proposta di percorsi ideali per un
distanziamento sociale adeguato, realizzando nuove aree di sosta con panchine e
tavoli lungo i sentieri di montagna, strutture adeguate alla ristorazione,
preparando pocket lunch i per i turisti più restii ad usufruire dei ristoranti.
Anche se il ristorante, l'agriturismo, se opportunamente organizzati per dare
massima sicurezza, rimarranno sempre la scelta preferita dai turisti.
Molte attività alberghiere/ristorative della nostra provincia godono di spazi anche all'esterno che potrebbero essere agevolmente trasformati in ampi luoghi di ristorazione coperti o semi coperti dove sarà possibile organizzare un adeguato distanziamento, magari utilizzando il servizio self-service per la distribuzione, più sicuro, richiedente una minor permanenza del cliente nella struttura, permettendo la somministrazione ad un maggior numero di turisti ben distanziati. O ancora incentivando, l'acquisto di pasti da asporto per tutti i turisti delle seconde case, degli appartamenti affittati, dei bed and breakfast.
Ma sarà importante che nelle proposte di preparazione e somministrazione di alimenti e bevande vengano utilizzati i prodotti del mondo agricolo locale che in questi mesi ha continuato a produrre e che oggi ha la forte necessità di vendere. Anche i piccoli produttori, forse i più penalizzati commercialmente in questo periodo, ma forse i più vicini a quell'immagine dii naturalità, di territorio lento che caratterizza la nostra provincia.
Così, oltre ai piatti della ristorazione, anche I pocket lunch, singoli o familiari, magari confezionati in borse di tela con scritte promozionali del nostro territorio o della nostra enogastronomia, potrebbero diventare un'occasione privilegiata per valorizzare e far conoscere i nostri prodotti: panini con la bresaola, con i formaggi locali, mele, dolci, e naturalmente una bottiglia di Valtellina. Un menu completo Valtellina. Sostenere le aziende agricole locali, anche con incentivi economici che ne permettano la piena utilizzazione nella ristorazione valtellinese, sarà un modo per mostrare una valle unita e solidale, per riconoscere il ruolo importante che l'agricoltura ha su un territorio di montagna, per far conoscere ai turisti un settore economico dove i processi produttivi di formaggi, vini, mele, miele, salumi, sono slow.
I prodotti agricoli che diventano fonte di interesse, di cultura, attraverso anche l'organizzazione di giornate negli alpeggi, con piccoli gruppi di persone, utilizzando biciclette a pedalata assistita, Jeep/taxi, o semplicemente a piedi. E poi l'organizzazione di mercati agricoli, in luoghi molto ampi dove il distanziamento sociale potrebbe preoccupare meno, o ancora le giornate "aziende aperte" delle cantine, dei caseifici, potranno diventare occasione culturali per quei turisti che dopo una giornata tra i pascoli e i boschi del nostro territorio vogliono conoscere meglio le nostre produzioni. Sarà un'occasione per dimostrare che la Valtellina ha continuato a lavorare, non si è fermata, è solidale, perché noi valtellinesi, siamo montanari, siamo concreti e siamo capaci anche di affrontare il coronavirus.