Alcuni estratti di "Valtellina in giallo" (2)

22.11.2025

E' in vendita in tutte le principali librerie della provincia di Sondrio  il mio nuovo romanzo "Valtellina in giallo". ecco la sinossi ed alcuni estratti del romanzo. 

Per ulteriori informazione  sull romanzo  andare sul post:  valtellina in giallo 

Valtellina in giallo: sinossi 

Un progetto cinematografico per raccontare la Valtellina sta per prendere vita.

Gérardine, una criminologa e psicologa sessantenne dal fiuto infallibile, viene coinvolta per dare profondità ai personaggi e autenticità alla storia. Al suo fianco c'è Giulia, una giovane giornalista enogastronomica dalla penna raffinata e l'animo sensibile, legata alla sua terra da un amore viscerale.

Le due donne pedalano tra vigneti, borghi dimenticati e sentieri poco conosciuti, alla ricerca di storie e suggestioni per arricchire la sceneggiatura del film, ancora in fase di sviluppo. Ma il loro viaggio prende una piega inattesa quando il cuoco dell'albergo della madre di Giulia, dove Gérardine è ospite, viene trovato morto in circostanze misteriose.

Incidente? Suicidio? O qualcuno aveva un motivo per volerlo morto?

Spinte dalla curiosità e dal desiderio di fare chiarezza, Gérardine e Giulia iniziano a indagare. E più scavano nella vicenda, più il confine tra realtà e finzione si assottiglia: i loro sospetti, le loro scoperte e i loro dubbi iniziano a influenzare la scrittura della sceneggiatura, trasformando il film in un riflesso inquietante dell'indagine stessa.

"Valtellina in giallo" è un intreccio avvincente di mistero e scoperta, tra paesaggi mozzafiato, sapori autentici e una storia che si scrive da sola, in bilico tra il racconto e la verità.

Alcuni brevi estratti dal romanzo

Tra le vigne e le parole

...È la prima volta che parla in pubblico e la tensione le stringe la gola. Avrebbe voluto rifiutare, come ha sempre fatto con inviti simili. Ha sempre preferito scrivere perché davanti al computer si sente sicura, non arrossisce, non ha paura del giudizio degli altri. Ma questa volta ha dovuto. Non ha potuto rinunciare a farsi conoscere ad un pubblico vasto e importante come quello degli appassionati del vino. E poi quelle foto nascono anche dalle sue passeggiate in bicicletta, a piedi tra i vigneti, parlando con i viticoltori, osservando il loro lavoro. Quelle foto raccontano la sua valle, la sua gente. Sono nate dalle osservazioni, dai dialoghi con i viticoltori, dalla passione che ha condiviso con Federico, il suo migliore amico, fotografo. Un anno di lavoro intenso tra vigne e strette scale in sasso per creare questa esposizione, e ora la sala è piena di volti curiosi. Riconosce ogni volto e ogni storia di quelle foto, come se il tempo passato con quei viticoltori le avesse cucito addosso una parte del loro vissuto....

La bellezza nascosta delle valli laterali

... «C'è un bellissimo libro di Mario Soldati, "L'avventura in Valtellina", scritto quarant'anni fa.  Devi leggerlo. In un passaggio dice qualcosa che mi è sempre rimasto impresso: mi sembra di scoprire l'importanza e la bellezza delle valli laterali e delle valli laterali alle laterali, e di quelle laterali alle laterali delle laterali, una per ogni torrente, torrentello, ruscello, ruscelletto… «Le valli laterali, dunque. Una pagina ancora poco esplorata della bellezza della valle. Ma quante sono?» «Diverse. Da Chiavenna a Livigno, direi almeno una trentina. Si potrebbe fare una selezione, scegliere le più rappresentative.» Gérardine ascolta in silenzio. «Ci sono percorsi che dobbiamo assolutamente fare» prosegue Giulia.» Ci sono territori che non si attraversano soltanto, luoghi che ti chiedono di rallentare, di fermarti, e finiscono per entrarti dentro. E tu ti lasci affascinare, ti lasci rapire dall'emozione di essere lì...

Tarà e miga calcà

...Sul fuoco, le patate bollono. Caterina le scola, le sbuccia e le schiaccia, foderando con delicatezza le pareti del paiolo. «Non è una polenta qualunque. Qualcuno la paragona alla taragna, ma è come dire che un mulo e un cavallo sono la stessa cosa: sì, hanno quattro zampe… ma cambia tutto!». Sorride per la sua battuta. Versa panna fresca nell'incavo centrale, aspetta l'ebollizione, aggiunge sale e farina a pioggia, mescolando energicamente con un tarai di legno. «Le dosi? Non le trovi scritte. Per ogni persona seduta a tavola: un pugno di farina di grano saraceno, uno di farina gialla, due o tre patate a testa, un etto di formaggio magro e panna. Più o meno un litro ogni quattro persone. Qualcuno usa metà acqua e metà panna,» alza lo sguardo dal paiolo, cerca gli occhi di Gérardine e con tono serio aggiunge «ma allora, mi raccomando: non chiamarla cropa.»...

La città slow

...« Adesso chiudi gli occhi e immagina una passeggiata slow nella bellissima Chiavenna. Partiamo da piazza Castello e percorriamo lentamente la strada principale della città, ricca di antichi edifici valorizzati da affreschi, portali in pietra lavorata e stemmi. Lo sguardo si perde tra i balconcini deliziosi, sotto cui si trovano piccoli negozi dell'antico borgo e tavolini dei bar, abbelliti da piante ornamentali e fiori colorati. La gente cammina lentamente, conversando. La strada si allarga ed eccoci in piazza PestalozzI circondata da alti edifici. Al centro, una fontana in pietra a vasca ottagonale invita a sedersi in uno dei tanti tavolini per uno spuntino o un momento di tranquillità. Mentre gli occhi si appagano dell'equilibrio cromatico delle facciate dei palazzi nobiliari, le papille gustative si deliziano con alcune fette di brisaola, pane di segale appena sfornato e un calice di Rosso di Valtellina Superiore DOCG. Il rumore gentile della Mera accompagna il tutto, mentre la freschezza dell'aria ti abbraccia. E poi, una passeggiata lungo il fiume che attraversa la città, con antichi palazzi che si affacciano e si fondono con i grossi massi del greto. Il suono dell'acqua che si infrange contro i massi ti avvolge, il profumo delle Alpi ti riempie...

 Sii gentile 

....«Si chiama Sii gentile. È il messaggio che abbiamo lanciato il 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne. Un drink analcolico, per riflettere anche sull'abuso di alcol, spesso causa di violenze.» ... «La base è il karkadè: infuso di petali di ibisco, rinfrescante. 

Negli anni Cinquanta si beveva molto anche da noi, al posto del tè perché più economico. Lo aromatizziamo con zenzero e completiamo con una spuma.» Veronica versa il liquido rosso, poi impugna il sifone e aggiunge la spuma. «Cocco e agave.  Vedete il contrasto cromatico? Rosso come il simbolo della lotta, sormontato da una dolcezza che invita alla gentilezza.»

 Assaggiano. «Ottimo, delicato, piacevole,» dice Gérardine. «Perché proporlo alla cena manzoniana?» La ragazza sorride, poi si fa seria: «Perché anche i Promessi Sposi raccontano una violenza contro una donna: la prepotenza di un potente su Lucia… 

Chiudi gli occhi

...Sulla terrazza del rifugio si fermano a osservare. Davanti a loro, il paesaggio sembra un dipinto: baite in pietra, prati rigogliosi e il monte Disgrazia in lontananza. «Questo posto si chiama Alpe Prabello..."Prato bello". Non avevano sbagliato a dargli questo nome,» sorride Giulia. Gérardine chiude un attimo gli occhi e sussurra: «Ho un'idea... ma te la dirò dopo.» «Perché? Sono curiosa!» «Lascia che ci pensi ancora un po',» ride. Ordinano caffè e una fetta di crostata ai mirtilli. Géardine prende il cellulare, e poi dice: «Chiudi gli occhi.» La melodia del film "Nuovo Cinema Paradiso" inizia a diffondersi nell'aria. Giulia sorride appena, riconoscendo subito la musica. «Adesso» dice Gérardine «immagina i colori del tramonto, le nuvole rosse sulle cime, il Pizzo Scalino che cambia colore dall'alto verso il basso, le ombre appena sotto la chiesetta, le caprette che cercano gli ultimi raggi del sole. Si ferma qualche secondo, la musica continua. «E adesso immagina un pianoforte sotto la chiesetta. E dei violini.» Giulia apre gli occhi: il viso serio, una luce di emozione. Guarda la chiesetta, poi Gérardine, poi di nuovo la chiesetta. «A parte che un pianoforte qui l'ha già portato Ermanno Olmi in  "Rupi di vino"; e a parte che hai scelto la colonna sonora del mio film preferito, ma come facevi a sapere che amo Tornatore?» Gérardine ride: «Quando si scrivono i curriculum, bisogna fare attenzione.» Giulia sorride. Un pianoforte al tramonto, le ombre che scendono, la musica che unisce, potrebbe essere un'idea. Pensa.  «Allora?» «Sì, non male. Devo dire che ho provato una forte emozione. La musica è strategica nella comunicazione, soprattutto quando vuoi mostrare la bellezza di un luogo o di un prodotto. Le cime diventano l'anfiteatro; chi suona è al centro e trasmette emozioni a chi è presente e a chi vedrà il film… Però, non so, ci devo pensare.»...

 Il silenzio del lago  

...Ma Giulia non risponde. Il suo sguardo resta fermo sull'acqua limpida del lago, dove i larici, già accesi di arancione,si specchiano confondendosi con i riflessi del sole autunnale. Intorno, cespugli ramati, mossi dall'aria frizzante, si mescolano alle rocce illuminate dalla luce chiara di ottobre. Giulia si lascia andare ai pensieri. Nella mente le appare Sergio, 90 seduto al tavolo della birreria, con quel sorriso caloroso e gli occhi scuri che sembravano attraversarla. Lui amava la montagna; forse anche lui aveva raggiunto questo lago, forse si era tolto le scarpe ed era entrato nell'acqua gelida. Ma chi poteva averlo ucciso? Quale verità aveva nascosto per meritare una f ine così tragica? Gérardine la osserva in silenzio. Intuisce il turbamento che le attraversa l'anima. Le prende dolcemente il viso fra le mani e nota gli occhi lucidi. Poi la stringe piano, e in un sussurro Giulia lascia sfuggire: «Era così buono… Chi poteva volergli male? Chi ha potuto ucciderlo?» «Lo scopriremo,» risponde Gérardine con fermezza, accarezzandole i capelli. «Ti prometto che troveremo il colpevole...

Il custode della valle  

 Mentre Giulia entra nel bar per pagare, Gérardine rimane colpita da un grande murales che ricopre quasi tutta la facciata di una casa a due piani. «E quello?» chiede all'amica non appena esce, indicando il dipinto. «Quello è il Gigiàt....   ...Proseguono nel bosco. Giulia cammina lentamente guardandosi in giro, come se cercasse qualcosa. Il terreno, ricoperto da tappeti di muschio verde e massi erratici, anch'essi coperti di muschio, disegna un paesaggio quasi fiabesco. All'improvviso, si ferma. Si appoggia alla staccionata di legno, come se avesse percepito qualcosa nell'aria. Chiude gli occhi, lentamente. Un respiro lungo, silenzioso, trattenuto. Poi, senza aprirli, mormora a voce bassa, quasi impercettibile: «Senti?»Gérardine si blocca, incuriosita, le sopracciglia aggrottate. «Senti cosa?» chiede, ma Giulia resta in silenzio per un momento. «È lui,» dice infine, con una calma inquietante. «Si sta avvicinando. Sì, sì...» inspira profondamente con il naso tenendo la bocca chiusa «è proprio il suo odore. Tra poco lo sentirai anche tu, più forte.» Gérardine la fissa con crescente perplessità. «Giulia, ma chi?» Giulia apre lo zaino con gesti lenti e silenziosi. Tira fuori il cellulare. «Bisogna essere pronti,» sussurra. «Non capita spesso. Anzi… quasi mai.» Ora anche Gérardine inizia a guardarsi attorno, più attenta, leggermente tesa. «Pronti a cosa? Di chi stai parlando?» Ma Giulia non risponde. Fissa un punto lontano nel bosco, immobile. «Se lo vedi, non spaventarti. È enorme, ma non scappare. Non è pericoloso… se rispetti la natura.» «Giulia…» mormora Gérardine, tra il divertito e il preoccupato. «Stai cominciando a farmi paura. Chi è?» Silenzio. Solo il vento tra le foglie. Giulia avanza di qualche passo, come attratta da una forza invisibile. La staccionata ormai alle spalle, il cellulare acceso in mano, come in attesa di un segnale preciso. Poi, un suono. Lieve, ma distinto. Gérardine si gira di scatto verso il bosco. «Hai sentito anche tu?» Giulia annuisce lentamente, senza distogliere lo sguardo dal punto in cui l'ombra si fa più scura. «È lui. Non ti muovere.» «Ma chi, Giulia?!» sbotta Gérardine, quasi spazientita. Giulia fa un passo indietro, alza lo sguardo verso i faggi, poi abbassa la voce. «Il Gigiàt, ovviamente. Il custode della valle.» Gérardine rimane in silenzio, tentando di capire se l'amica stia scherzando. «Il… Gigiàt?» ripete. 101 «Il Gigiàt,» conferma Giulia con una strana luce negli occhi. «Lo riconosci subito dall'odore: un terribile puzzo di caprone selvatico. Perché lui è un incrocio tra un caprone e uno stambecco. Ha un pelo lunghissimo e zampe anteriori con unghie enormi, mentre quelle posteriori hanno zoccoli che rimbombano sulle rocce come tamburi.» Fa una pausa, lasciando che l'immagine si formi nella mente di Gérardine. «È famoso per la sua agilità tra le vette. Si muove veloce, da una valle all'altra, senza mai fermarsi. Nessuno l'ha mai visto immobile. È come un'ombra, un'eco, un respiro della montagna.» Poi, con tono serio: «Ricorda, Gérardine. Rispetta la natura. Lui non perdona chi la offende.» La fissa con sguardo grave. Ma poi, piano piano, il volto le si illumina in un sorriso birichino. Scoppia a ridere e con una cantilena infantile: «La mia grande criminologa ha avuto pauraaa… la mia grande criminologa ha avuto pauraaa!» La prende per mano ridendo, «Come mai hai la mano fredda, eh?» chiede con un sorrisetto malizioso...

 La Rupe Magna 

La strada che conduce alla Rupe Magna si snoda con dolcezza, fiancheggiata da muri a secco e rocce che sembrano sussurrare storie antiche. Il fondo, pavimentato ai lati con ciottoli e al centro con grandi lastre di pietra, permette un andamento agevole.  Lo sguardo si apre su un panorama mozzafiato: il castello si erge in tutta la sua maestosità, mostrando le mura tondeggianti, le quattro torri di avvistamento e i merli a coda di rondine. Gérardine si ferma, rapita da tanta bellezza. Prende la macchina fotografica e scatta alcune foto, mentre Giulia sorride guardando l'orologio. «Perfettamente in orario. Fotografa tranquilla,» dice con tono rassicurante. Arrivate alla Rupe Magna, si tolgono scarpe e calze, e il contatto con la pietra ancora fredda le emoziona profondamente. «Camminare su questa roccia... pensare che è stata calpestata più di 5000 anni fa...» sussurra Gérardine con un nodo in gola. «La Rupe Magna,» inizia a raccontare Giulia, «è una delle più grandi rocce incise dell'arco alpino, lunga 84 metri e larga 35. Vi sono raffigurate oltre 5000 figure: uomini con le braccia alzate verso il cielo o forse verso il sole, che adoravano animali, oggetti della vita quotidiana come rastrelli, e simboli di religiosità come croci. Questa zona,» indica il dorso della roccia, «è chiamata "dorso di balena" o "scivolo della fertilità". Anticamente, le donne vi scivolavano in un rito propiziatorio per favorire la gravidanza.» 108 Le due amiche si fermano e sfiorano con delicatezza le incisioni. Le dita seguono i solchi come se cercassero di decifrare i segreti del passato. Gérardine alza lo sguardo al cielo, alza le braccia e inizia una danza spontanea, lasciandosi trasportare dalle suggestioni del luogo. «Devo assorbire l'energia di cinquemila anni,» dice con voce sognante, prima di dirigersi verso il castello con passi   leggeri e danzanti, tenendo sempre le braccia alzate verso il cielo.