Non chiamateli eroi
"Il vino è il canto della terra verso il cielo" diceva il grande Luigi Veronelli e allora... "Valtellina in alto i calici" come dice il titolo del libro appena uscito edito dalla casa editrice Bellavite, scritto da Sara Missaglia, giornalista e sommelier, Paolo Stecca, pubblicitario copywriter e curato dall'enologo Casimiro Maule.
Una copertina semplice ma elegante, che ti suscita subito interesse e ti sembra già di sentire il profumo intenso del vino valtellinese. Poi sfogli velocemente le 180 pagine e sorridi per quelle fotografie di viticoltori valtellinesi a piedi nudi. Ti soffermi su una cantina, leggi il testo e scorpi che non è l'ennesima guida di vini.
No. Nessuna classifica, nessun simbolo di bicchieri o di stelle. Solo notizie, curiosità sulle cantine, accurate spiegazioni riguardanti la storia e i nomi dei vini, un invito a muoversi tra i vigneti e le cantine, in un viaggio tra storia, produzioni, passione.
È una non guida (come ci tengono a comunicare gli autori) dedicata alla viticoltura valtellinese dove vengono raccontati i produttori di 48 cantine (tutti aderenti al Consorzio Tutela Vini di Valtellina).
Un volumetto maneggevole, che ci sta in una borsa, in uno zaino, che racconta un territorio, che parla da loro. I produttori. i veri protagonisti di quel territorio. Un viaggio attraverso 50 chilometri di terrazzamenti vitati, 2.500 km di muretti dove loro si muovono in continuazione. A piedi.
E allora ecco foto simpatiche, genuine, spontanee dove i viticoltori valtellinesi sono stati immortalati a piedi nudi.
"Al posto delle mani, abbiamo preferito mettere in evidenza i piedi nudi. I piedi che ricevono energia dalla terra, come la vite che affonda le radici nella terra e riceve il nutrimento. Ma anche la terra che riceve energia dai viticoltori, la loro passione..." spiega Paolo durante la presentazione del libro a "Quattro chiacchere con" organizzata da Calendario Valtellinese dalla vulcanica Edi Simonini.
I piedi sicuramente anche come simbolo dell'atto finale della raccolta, la pigiatura nei grandi tini che un tempo veniva fatta a piedi nudi schiacciando i grappoli, saltando, ridendo, scherzando... perché quello era un giorno di festa.
Una non guida, si diceva, una storia di vini, di cantine ma soprattutto la storia dei viticoltori valtellinesi, raccontate in una maniera diversa, creando curiosità, portandoti nella storia delle varie aziende, alle radici, all'inizio, raccontandoti aneddoti di famiglie che hanno dedicato e dedicano la loro vita alla viticoltura. O ancora storie di giovani talentuosi che hanno deciso di tornare nei vigneti dei nonni per dedicarsi ad un lavoro diverso o di acquistarne di nuovi portando innovazione nella gestione aziendale ridando così vita a vigneti abbandonati.
Ma non chiamiamoli eroi. Sono uomini e donne normali, grandi e piccoli imprenditori che credono nella valorizzazione del territorio, nelle tradizioni, ma anche nella potenzialità commerciale del nostro vino.
In alto i calici. In alto gli sguardi e piedi per terra. Un invito a camminare per le vigne della Valtellina per avere il contatto con il territorio, come fanno i viticoltori, calpestando quella terra che un tempo è stata portata per riempire i terrazzamenti. Un invito a muoversi tra i gradini delle ripide scalinate che permettono la comunicazione tra i vari terrazzamenti, per conoscere, capire cosa è la viticultora (non è un refuso... la cultura della vite) valtellinese. E poi fermarsi nelle varie cantine raccontate ne libro per assaggiare, per conoscere meglio i protagonisti, piccoli e grandi, produttori di 800.000 bottiglie all'anno ma anche quelli che ne producono solo 10.000.
C'è anche il QR code presente per 18 cantine, collegato a YouTube Wine OneWine, che ti fa conoscere i singoli vigneron e ti permette di scoprire i loro gusti e la loro personalità attraverso dieci domande uguali per tutti: la professione che avrebbero voluto fare in alternativa, la città dove vorrebbero vivere diversa dalla Valtellina, i piatti preferiti, il vino non valtellinese che metterebbero nel loro calice, l'oggetto che porterebbero su Marte...
Non mancano alcune pagine di approfondimento sull'ambiente pedoclimatico, sul Nebbiolo delle Alpi e i vitigni di Valtellina, sui disciplinari di produzione e ovviamente non potevano mancare alcune pagine dedicata alla gastronomia.
E poi alcune pagine dedicate ai grandi uomini, del passato che hanno fatto grande la Valtellina enologica: Carluccio Negri, definito da Mario Sodati "il vero signore della Valtellina vitivinicola, un vero e proprio industriale intellettuale"; Arturo Pelizzatti Perego, raccontato dai figli Isabella, Emanuele e Guido, il sui sogno, la grande riserva Rocce Rosse riconosciuto poi nel 2017 come il miglior rosso d'Italia nella guida di Gambero Rosso; il Conte Cesare Sertoli Salis, l'ambasciatore del vino valtellinese nel mondo, l'uomo che è riuscito ad abbinare arte e vino, trasformando il palazzo Salis a Tirano in un luogo di culto enologico.
Una non guida dedicata ai turisti, ma anche ai valtellinesi e soprattutto ai ristoratori che potranno così presentare i nostri vini in un modo diverso, soffermandosi non solo sulle caratteristiche organolettiche, ma anche raccontando le donne e gli uomini che li creano, che li producono. Perché dietro ogni bottiglia di Valtellina c'è la qualità, il territorio, la storia, la fatica, ma ci sono soprattutto loro, gli imprenditori che hanno scelto un mestiere particolare, le loro storie, le loro emozioni, i loro sogni, il loro amore per il vino... il loro sorriso di essere immortalati a piedi nudi nelle loro vigne.
P.S Il volume è disponibile nelle librerie e negli store online (€14,50 per la versione cartacea e €9,50 per quella digitale). Ricordo anche che Il volume è stato stampato secondo la filosofia greenprinting volta alla salvaguardia dell'ambiente attraverso l'uso di materiali a basso impatto ambientale.