Roberto, apicoltore biologico 

21.11.2017

21.11.2017 

Una mattina, in un negozio di gastronomia, mentre aspettavo che la commessa mi servisse il pane, ho notato alcuni vasetti di miele in esposizione. Un bellissimo colore giallo marrone, tipico del miele di castagno e una dicitura insolita, Miele di Castagno Biologico-Valtellina con in grande evidenza la certificazione ICEA di prodotto biologico. Ho subito pensato alle api che vanno a pascolare i fiori nei castagneti valtellinesi, piante quasi spontanee, che non necessitano sicuramente di concimazioni o di trattamenti chimici.

"E allora perché un apicoltore sente la necessità di dichiarare che il suo miele è biologico?" mi sono chiesto. Ho riguardato il vasetto: produttore Roberto Cerri -Talamona.

Roberto, 31 anni, professione: manutentore di ascensori, altezza un metro e novanta, fisico atletico, ama lo sci alpinismo, il nuoto, le api e si definisce un apicolture hobbista.
Mi riceve nel suo laboratorio, dove ha appena terminato di produrre "la cupeta". Il profumo del miele riscaldato è ancora presente all'interno del locale e il composto di miele, noci e biscotti, coperto da due grandi fogli di ostia, perfettamente "tirato", è pronto per essere tagliato in rettangoli e confezionato.
"Quando comincia la tua avventura?" gli chiedo.
"Ho iniziato circa dieci anni fa. Io sono un grande consumatore di miele, circa 25 kg all'anno, lo utilizzo a colazione nel latte, nel tè, nelle tisane, mi piace il profumo, mi piacciono le sfumature di sapore, le sensazioni di calore, di dolcezza in bocca. Perché non c'è niente di più buono di una tazza di latte caldo addolcito con un miele artigianale.

Il mondo delle api mi ha sempre incuriosito e osservando il lavoro di un cugino apicoltore ho pensato che avrei potuto iniziare anch'io, soprattutto avrei apprezzato maggiormente un miele di mia produzione.

Ricordo ancora la prima smielatura a cui ho assistito. Era un miele di castagno, un profumo piacevolissimo, intrigante, uno spettacolo," mi dice con voce calma, pacata mentre lentamente allinea i sacchetti di plastica necessari al confezionamento della sua "cupeta". Gesti tranquilli tipici di chi ha la passione per un mestiere delicato e preciso come è quello dell'apicoltore.
"Così" continua "ho iniziato ad aiutare mio cugino, ho seguito un corso organizzato dall'associazione apicoltori valtellinesi. Dalle prime due famiglie portate a Talamona, ho lentamente aumentato il numero degli alveari e sacrificando un po' la produzione sono arrivato ad averne 75, credo un numero non più aumentabile per un apicoltore hobbista come me."

Poi mi racconta le difficoltà iniziali derivanti da una mancanza di esperienza, fondamentale anche per razionalizzare il tempo dedicato all'attività, i primi insuccessi ma anche i primi successi, la felicità nell'assaggiare un prodotto dignitoso realizzato con le proprie mani, i primi vasetti venduti apprezzati dai clienti che sono ritornati ad acquistarli "perché chi prova un prodotto artigianale, difficilmente torna indietro, sono due prodotti completamente diversi."

Le sue produzioni, sono diversificate: rododendro, tiglio, castagno, millefiori, acacia, miele, erica. Le arnie colorate, differenziate con grandi simboli bianchi realizzati con linee nette (le api distinguono bene i colori e le linee nette) sono stanziate negli apiari di Talamona e Cevo, ma è il nomadismo l'aspetto più importante dell'attività di Roberto. Un lavoro impegnativo, ripagato da un prodotto migliore sia in termine quantitativo che qualitativo. Gli alveari vengono spostasti durante l'anno in luoghi diversi, anche lontani: Val d'Intelvi, Brianza, Gera Lario, alpe Garzino, per permettere alle api di produrre un miele uniflorale della sola fioritura presente in quel momento, in quel luogo appositamente scelto " ... e ho sempre trovato grande disponibilità dei proprietari dei terreni dove posizionare gli alveari, perché si ha a che fare con un'altra parte del mondo agricolo, che capisce le tue esigenze, una solidarietà tra due mondi che amano la natura, l'ambiente."

Poi iniziamo a parlare del biologico. Gli dico che ho sempre pensato che il miele, come prodotto sia già per natura biologico visto che la maggior parte dei fiori bottinati dalle api sono quasi sempre essenze spontanee, e comunque sicuramente non concimate con sostanze chimiche o trattate con antiparassitari.
"Sì," mi dice "è vero, ma il concetto di miele biologico non dipende dai fiori che potrebbero trasferire sostanze nocive alle api. Le api non portano mai veleni negli alveari, perché morirebbero prima. È l'uomo che può inquinare gli alveari. Il biologico deriva dalle pratiche di lavorazione. L'alveare è continuamente infestato da un parassita, la varroa, un parassita molto dannoso che deve essere assolutamente controllato.

Ci sono due tecniche per eliminarlo: una naturale e una chimica. Quella naturale ha un effetto mirato, ma il lavoro è molto laborioso e generalmente è seguito solo da chi ha pochi alveari. Si inizia ingabbiando la regina, perché il principo attivo per combattere la varroasi funziona solamente in assenza di covata. La regina, per una ventina di giorni, viene portata in una gabbietta. Non potendo deporre, la covata sfarfalla trasformandosi in api adulte. A questo punto possiamo proceddere con il nostro trattamento a base di una sostanza naturale, l'acido ossalico, che funziona solo sulle varroe presenti sulle api adulte, non funzionerebbe invece su quelle presenti sulle larve. Ovviamente la soluzione a base dell'acido organico che sì "gocciola" non lascia residui nel miele e nella cera. Il sistema chimico è meno complesso, richiede meno manualità, costa meno ma ovviamente è più invasivo e lascia residui chimici nel miele. In Valtellina ci sono tantissimi produttori biologici, perché il sistema naturale è largamente usato tra gli hobbisti, ma pochi scelgono la strada della certificazione, perché è molto costosa e richiede tempo anche per mettere insieme tutte le certificazioni necessarie. La mia "cupeta" è certificata biologica, ma per poter venderla come tale devo avere la certificazione biologica di tutti gli ingredienti che utilizzo, noci, biscotti. Ugualmente nel miele, se ho bisogno di cera, se devo acquistare qualche sostanza per l'alimentazione di sostentamento delle api, devo procurarmi tutto con certificazioni biologiche e riportare i documenti di acquisto su appositi registri."


"Ma perché, allora hai scelto il biologico?" chiedo un po' incuriosito.
"Io voglio dare massima garanzia al consumatore. È una soddisfazione personale, una questione di principio, essere più buoni nel confronto dell'ambiente, nei confronti degli animali. Biologico è sostenibilità, è futuro, è anche uno stile di vita. Io cerco di avere uno stile di vita sano, un' alimentazione corretta senza esagerare, un'attività sportiva regolare."
Già una scelta di vita, una maggior garanzia per il consumatore. Ma Roberto ci tiene a sottolineare che tutto il miele prodotto in provincia è di prestigio, anche se non certificato come biologico, un prodotto vivo, naturale, ecologico e che sicuramente rappresenta il prodotto più vicino a e quell'immagine di salubrità che la nostra provincia riesce ancora a dare per la ricchezza di bellezze naturali.
Mentre assaggiamo la cupetta appena tagliata, gli chiedo:
"Visto il tantissimo tempo che dedichi alla tua passione, cosa dice la tua ragazza?"
Ride.
"Non ho la ragazza, ho un centinaio di regine che mi aspettano tutte le sere."