Un piccolo agricoltore alla ricerca delle sue origini in Valfontana
Lungo la strada che attraversa la Val Fontana e che porta al Piano dei Cavalli e all'alpe Campascio, dove il bosco di latifoglie comincia ad essere sostituito dal bosco di conifere, c'è una piccola azienda agricola dedicata ai frutti di bosco.
Siamo a 1000 m s.l.m .Tremila metri di coltivazione di piccoli frutti, soprattutto mirtilli, e cinque ettari di bosco ricco di quelli selvatici come la rosa canina e le more che diventano una risorsa importante da trasformare in confetture o in composte.
L'azienda si chiama "Le betulle" e si trova al n° 1 di Cevo. Lui è Gian Andrea. Si definisce un piccolo agricoltore alla ricerca delle sue origini in Valfontana"; vent'anni di consulente finanziario e poi la decisione di continuare la vocazione agricola del nonno Andrea, importante produttore di mele della zona di Ponte negli anni sessanta. E allora la val Fontana, nella baita ristrutturata e circondata da un ampio bosco, ereditata dal padre, diventa l'occasione per cominciare una nuova vita dove gli insegnamenti del padre e del nonno diventano importanti riferimenti per una nuova avventura.
Gian Andrea oggi è l'unico residente di questa splendida e poco conosciuta valle, dove vive isolato per 365 giorni all'anno con il cane Otto, raggiunti alla sera della moglie Mariangela e spesso dai figli che lo aiutano nei lavori aziendali.
"L'azienda," mi dice "nasce dalla volontà di recuperare e riscoprire le potenzialità del territorio della Valfontana e qui nella natura incontaminata e selvaggia della valle nascono i nostri piccoli frutti che trovano l'habitat ideale per un'ottima crescita su un terreno ricco e sicuramente adatto per la loro coltivazione. Un clima ideale in particolare per le favorevoli escursioni termiche.
Mirtilli, lamponi, more, uva spina vengono coltivati senza alcun utilizzo di concime di sintesi chimica e anticrittogamici ma solo con l'impiego di cippato di abete, lana di pecora, e stallatico di cavallo e di galline. La lana di pecora che ha sia un effetto concimante immediato che a lunga durata, con una buona percentuale di azoto e calcio, ha anche un'ottima capacità igroscopica che permette di mantenere l'umidità nel suolo, un'azione di controllo delle erbacce e infine l'effetto pacciamante per proteggere le piante dai danni del gelo. E poi la lanolina che arricchisce di sapore i frutti."
Mi mostra i suoi prodotti tutti con una bella etichetta con un disegno di un uomo seduto vicino ad un cane visti da dietro che ammirano le montagne della valle. Il disegno è anche Il logo dell'azienda che appare in un cartello all'entrata del sentiero che porta alla casa. Un disegno che fotografa molto bene la scelta di vita di Gian Andrea in questa valle. Nell'etichetta dei prodotti, sotto il logo e sotto la scritta che specifica il prodotto un'altra dicitura: frutti coltivati in Valfontana a 1000 metri. "Perché il territorio è importante per definire la qualità di un prodotto e perché questa è una valle che merita una particolare valorizzazione." Mi dice.
Tra le confezioni di confetture, composte e nettari, la mia curiosità si ferma in particolare sulla: "confettura extra di rosa canina" derivante dalla lavorazione di una pianta spontanea delle rosacee, ricchissima di vitamina C. Andrea raccoglie i frutti in autunno nel bosco, circa cinquanta piante, li pulisce dal picciolo e dalle rimanenze dell'infiorescenza e li consegna, come tutti gli altri prodotti, alla cooperativa il Sentiero di Talamona per la trasformazione. Una raccolta che richiede tempo, ma alla fine il prodotto è ottimo, sicuramente rappresentativo della cultura del bosco. "L'anno scorso abbiamo raccolto 30 kg di frutti e siamo riusciti ad avere 450 vasetti di prodotto, richiestissimi ed apprezzati dai consumatori." Un' ottima confettura, sicuramente consigliabile in abbinamento anche con i formaggi freschi e stagionati della provincia di Sondrio.
Poi mi porta tra le piante di mirtilli per mostrarmi il funzionamento di un interessante strumento per la raccolta, "Solo per i mirtilli che vengono destinati alla trasformazione," mi dice "per il consumo diretto la raccolta viene fatta sempre esclusivamente a mano."
Si chiama STARBERRY ed è un innovativo scuotitore elettrico che permette di muovere la pianta per far distaccare i mirtilli. L'operatore non deve più svolgere il lavoro manualmente, ma aggancia lo scuotitore alla pianta per far distaccare i mirtilli in modo semplice e molto più veloce. I frutti cadono in un contenitore che grazie ad un pettine di plastica flessibile avvolge la pianta e recupera tutti i frutti che cadono.
.Una soluzione concreta che permette la velocizzazione della raccolta, la diminuzione della quantità di mirtilli che cadono a terra e il mantenimento dell'integrità della bacca. "Perché quando tocchi il mirtillo con le dita tendi a togliere quella patina opaca che è la pruina, un protettore che lo mantiene più sano, è il conservante naturale che poi va nella confettura. Il contenitore che riceve i mirtilli è studiato per essere utilizzato con spazio interfila di un metro ed è possibile regolare le ruote in base alla pendenza del terreno. Il carrello può essere utilizzato anche per la raccolta a mano, attraverso l'appoggio di contenitori sul telo permettendo una selezione in base alla qualità". Orgoglioso, mi dice anche di aver partecipato alla progettazione del carrello per adattarlo alle esigenze di terreni in pendenza, sperimentando sul proprio terreno la più efficace utilizzazione.
Un'azienda giovane, sempre in via di miglioramento per altre idee innovative come la coltivazione dii ginepro che inizierà in autunno con la messa a dimora di una cinquantina di piante già pronte all'esterno della baita per essere piantumante. O ancora l'idea di sfruttare le potenzialità salutari del rosmarino attraverso la coltivazione, e poi la sperimentazione di possibili utilizzazioni a scopo salutistico. Senza dimenticare l'idea della trasformazione della casa in una casa vacanze con un laboratorio didattico per bambini… tante cose, che adagio adagio saranno introdotte nell'azienda, dove le parole d'ordine rimane sempre "produrre poco per meglio valorizzare la qualità nel rispetto dell'ambiente"