Eppure c'erano anche i dolci

01.01.2011

Nella storia alimentare valtellinese lo zucchero è sempre stato un ingrediente  da utilizzarsi con parsimonia; solo in occasioni particolari la donna più anziana della famiglia (la regiura) ne estraeva alcune piccole cucchiaiate da un sacchetto di tela.

Ne sono esempio le tante preparazioni dove lo zucchero viene sostituito della dolcezza della frutta come la bisciola o la cupéta prodotta coni miele o ancora  i dolci preparate con le castagne.

Sfogliandole pagine della storia gastronomica della nostra valle è possibile trovare vari dolci che hanno allietato le feste di tutti i bambini della valle.

La bisciola (panun) preparato con un impasto di pane ,fichi secchi ( i fichi delle vigne fatti essicare al sole, infilzati sui tralci sechi della vite), noci, nocciole, castagne rappresentava il dono natalizio che generalmente i bambini ricevevano dal padrino di battesimo.

La cupéta era invece il dolce dei santi, a Bormio per S. Lucia, a Morbegno per S. Antonio, a Sondalo per S. Agnese; si prepara facendo cuocere il miele per circa venti minuti e si aggiungono noci triturate finemente (la leggenda vuole che a Grosio questa triturazione venisse fatta dalle grosine con i denti), poi si toglie dal fuoco, si stende il composto su una cialda di ostia e si ricopre il tutto con un'altra cialda. Dopo una leggera schiacciatura si lascia raffreddare e si taglia in pezzetti rettangolari.

Il carnevale era la classica occasione per preparare alcuni dolci per i bambini: le famose frittelle che a seconda della zona prendevano un nome diverso. A Bormio i manzoli, simili alle chiacchiere, preparate con farina, uova, burro alcune volte una spruzzatina di liquore, cotte nello strutto e infine spolverizzate di zucchero.

La rüsümada preparata con le uova sbattute con lo zucchero fino ad ottenere un composto morbido  e vellutato ed arricchito alla fine con  il vino. 

Sempre con il vino va ricordato il Pan vì, fette do pane di segale rosolate nel burro, bagnate con il il vino e spolverizzate con lo zucchero.   

Nella media valle la cutizza, frittella preparate con una pastella di latte e farina che avvolge una fetta di mela e fritta nello strutto. Le mele si cuocevano anche al forno,  dopo averle farcite con il miele o anche tagliate a fette e fritte nel burro. 

il Panadèl, che si prepara impastando bene le uova con la farina, il latte, lo zucchero (poco) e le mele tagliate a pezzettini  e si fa cuocere  il tutto in padella unta di burro o strutto  da entrambi le parti per 10 minuti.

Un frittellone particolare si faceva e si fa a Sondalo. Il curnat preparato con un impasto di farina, acqua o latte, uova, zucchero e cotto poi in padella con lo strutto o anche cotto direttamente sulla pioda (curnat su la piata).

Sempre a Sondalo alcuni anziani preparano ancora oggi la squisita papa de cunfecc, una densa pappa di farina tostata con latte e le bacche mature del sambuco.

Il mulun si preparava nella zona di Talamona facendo cuocere castagne secche e fagioli nel latte fino ad avere una specie di polenta abbastanza dura che si tagliava a fette. Oggi questa antica ricetta è stata arricchita, le fette di mulun vengono coperte di panna assumendo le sembianze del più famoso Monte Bianco, dolce preparato con farina di castagne.

In Val Chiavenna è ancora ricercata ed apprezzata la torta di fiorett, torta fatta con farina bianca, acqua, uova, zucchero spolverizzata con semi di anice e di sambuco. A Lanzada si ricordano la rinomata torta di noci e miele e gli oss de mord (ossa da mordere e non ossa dei morti) biscotti di farina bianca, mandorle, zucchero, chiara d'uovo e qualche chiodo di garofano.

Naturalmente non si possono dimenticare i famosi Biscoutin de Prost, fatti con farina, zucchero e burro miscelati in proporzioni diverse in una antica ricetta tenuta ancora oggi gelosamente segreta dai proprietari del famoso mulino di Prosto di Piuro.