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L'enogastronomia valtellinese ha radici storiche importanti molto lontane nel tempo. Il Bitto di origine celtica, la viticoltura di epoca romana o addirittura pre-romana, con i liguri. Senza dimenticare l'arte della preparazione dei salumi con "i luganegat" di Morbegno e Bormio che lasciavano d'inverno le montagne per dedicarsi alla lavorazione...

Bella iniziativa della Comunità Montana di Morbegno che si prepara al recupero dei terrazzamenti di mezza costa, in collaborazione con la Fondazione Fojanini, con la vendita a prezzi agevolati di piantine di ulivi.

Si scrive Böngiö, ma si legge bungio con la o dolce alla francese. È un dolce particolare, che si faceva un tempo, usando la farina di castagne e la frutta secca, una bisciola (qui rigorosamente chiamato besciola) preparata per le festività natalizie.

28 novembre 2017 Ancora un riconoscimento importante per i vini valtellinesi. La Guida Viniplus delle eccellenze vinicole lombarde curate dall' Ais Lombardia ha assegnato:

Al concorso hanno partecipato 10 pasticceri, che in venti minuti dovevano realizzare e impiattare la loro creazione composta da almeno il 50%di cioccolato.

Centodieci concorsi che dai primi anni del 900 hanno portato a Morbegno le migliori produzioni casearie della provincia di Sondrio. Commissioni di esperti che hanno assaggiato, che hanno espresso giudizi per decretare il miglior Bitto d'annata, il miglior Valtellina Casera, il miglior Latteria.

Un tempo negli orti della Valtellina si coltivava lo Zafferanone, un "cugino" dello zafferano: il cartamo. Una spezia con un potere amaricante moto più basso dello zafferano.

La bisciola nella storia alimentare valtellinese rappresenta il dolce di Natale, ma soprattutto rappresenta il dono natalizio che generalmente i bambini ricevevano dal padrino del sacramento del battesimo. In bassa valle, si usava anche impastare il dolce forgiandolo a forma di bambino (il matuchin), per ricordare al figlioccio il giorno del...